Altri nomiPonte Emilio, Pons Aemilius, Pons Lepidi, Ponte Senatorio, Ponte di S. Maria, Pons Lapideus
Tipologiaponte ad archi in muratura (pietra), struttura originariamente stradale
Collega Foro Boario / riva sinistra del Tevere → Trastevere / riva destra (nei pressi dell’Isola Tiberina)

Costruito nel 179-142 a.C. (ricostruzione arenaria e muratura)
in attività fino a 1598
Restauri
  • 12 a.C. — restauro augusteo (inscrizione ‘Fornix Augusti’) sull’arco superstite
  • 1552 — Nanni di Baccio Bigio — ricostruzione delle arcate danneggiate
  • 1557 — crollo per inondazione
  • 1575 — Matteo Bartolani — ricostruzione su mandato di Gregorio XIII
  • 1598 — inondazione che distrusse ulteriori arcate
  • 1853-1887 — passerelle metalliche e demolizioni di arche esterne (adeguamento argini e diques moderni)

Il Ponte Rotto, noto anche come Pons Aemilius o Ponte Emilio, è il più antico ponte in muratura di Roma di cui resti visibili. Sorgerà nei pressi dell’Isola Tiberina, più a valle rispetto a Ponte Sublicio, e serviva a collegare il Foro Boario con Trastevere.

In origine esisteva probabilmente una struttura in legno, ma nel 179 a.C. fu ricostruito con elementi in muratura (piloni) dai censori Marco Emilio Lepido e Marco Fulvio Nobiliore; successivamente nel 142 a.C. fu completato con archi veri in pietra dai consoli Publio Cornelio Emiliano e Lucio Mummio.

Durante l’Impero, subì restauri supplementari, tra cui un intervento augusteo con l’iscrizione «Fornix Augusti». Nel corso del Medioevo e dell’età moderna il ponte fu soggetto a ripetuti danni da piene del Tevere, che lo portarono periodicamente al collasso. Nel 1552 fu ricostruito da Nanni di Baccio Bigio, ma nel 1557 un’alluvione distrusse parte delle arcate. In seguito papa Gregorio XIII commissionò la ricostruzione (con Matteo Bartolani) nel 1575, ma l’alluvione del 1598 portò via tre delle sei arcate. Da allora non fu più ricostruito integralmente e assunse il nome di “Ponte Rotto”.

Tra il 1853 e il 1887 i residui vennero collegati con passerelle metalliche e alcune arcate esterne furono demolite per fare spazio ai nuovi argini e muri sul Tevere. Oggi resta un singolo arco superstite in mezzo al fiume che emerge dall’acqua come testimonianza suggestiva della stratificazione temporale e dei cicli di distruzione e restauro.

Pur non essendo più un ponte pienamente transitabile, il suo archetto superstite è un punto di forte valenza simbolica e fotografica sul fiume, spesso contemplato nei percorsi turistici e storici della città romana.

TiberIA